Messaggio di S. B. Mons. Pierbattista Pizzaballa per il Natale 2020
Riproduzione integrale del Messaggio di Natale del patriarca Pierbattista Pizzaballa ripreso dal sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme.
Messaggio di Natale
“Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.” (Lc 2,10–11)
Carissimi Fratelli e sorelle,
Il Signore vi dia pace!
Sono certo che avremmo voluto celebrare in maniera assai diversa questo Natale e avremmo voluto che la città di Betlemme risuonasse – come sempre in questo periodo dell’anno – di gioia e di festa in tutte le sue vie, e soprattutto per i nostri bambini.
Ma non è così. Tutto è ridotto al minimo essenziale e non vi è nulla del clima di festa che solitamente caratterizza questo periodo: sono scomparsi i pellegrini, che portano a Betlemme da tutto il mondo la loro gioia per la nascita del Salvatore, e che portano anche il sorriso in tante famiglie, che ora, invece, sono senza lavoro da diversi mesi; non possiamo ritrovarci numerosi in comunità per le celebrazioni liturgiche; non abbiamo potuto riunirci con i diversi gruppi che in questo periodo organizzano feste e incontri… insomma, abbiamo un Natale di basso profilo, da dimenticare.
La pandemia, e la paura che ne deriva, ha segnato direttamente o indirettamente la vita civile e religiosa di questo nostro tempo, e sembra averci paralizzato. Questo ultimo anno 2020 è stato un anno caratterizzato proprio dalla paura: salute, economia, e anche la politica… tutto sembra sia stato ribaltato da questo piccolo ma potente virus, che ha azzerato in poco tempo i nostri progetti e che ci ha lasciato disorientati.
Sì, è un’enorme sfida vivere senza paura nel nostro mondo, un mondo che con le sue dinamiche non cessa di alimentare tanta ansia. Gli occhi del corpo vedono tutte le ragioni della paura.
Tuttavia, gli occhi dello Spirito vedono i segni che Dio fornisce all’uomo: i segni della Sua presenza, della Sua forza nascosta e del Suo Regno che appaiono dentro di noi quando Gli lasciamo posto. E quali sono i segni che ci rassicurano che davvero il Signore sta per inaugurare il Suo Regno? Non avremo grandi ed eclatanti prove. Non avremo segni straordinari. Non apparirà nulla che sconvolga il mondo a prova dell’evento. Il Regno di Cristo Signore non ha nulla a che fare con il potere di Cesare Augusto, o con manifestazioni potenti e visibili di forza. Non così viene il Regno. Un bambino in una mangiatoia, ecco il segno dell’inizio del nuovo Regno.
Ma è un segno che possiamo facilmente lasciarci sfuggire, possiamo passargli accanto senza nemmeno accorgercene, perché siamo talmente avvolti nelle nostre ansie e paure, ci chiudiamo così volentieri nelle nostre prospettive umane, da non accorgerci della Sua presenza; non facciamo posto, non lasciamo spazio alla fede in Lui: “non c’era posto nell’albergo” (Lc 2,7). La paura ci impedisce di aprirci e così diventiamo sterili, invece di rispondere alla nostra chiamata a diventare portatori di Dio.
I pastori del Vangelo hanno accolto l’invito dell’angelo e si sono messi in cammino per vedere e riconoscere in quel segno, nel bambino posto in una mangiatoia, il Cristo Signore.
Gesù è venuto per capovolgere i nostri pensieri, per sorprendere le nostre aspettative, per scuotere la nostra esistenza … per risvegliarci dall’illusione che tutto è noto, tutto è sotto controllo, che lo sconforto è l’unica risposta logica alla triste realtà del nostro mondo.
Lasciamoci guidare dallo Spirito, per riconoscere ancora una volta, nonostante tutto, nella verità della nostra realtà, il segno della Sua presenza. Dobbiamo deciderci: se limitarci a guardare alla nostra realtà del mondo di oggi, spaventato e governato dalle sue logiche di potere, o saper scrutare oltre e – con gli occhi dello Spirito – riconoscere la presenza del Regno in mezzo a noi. Se lasciare spazio alla frustrazione e alle fatiche del mondo, o farci capaci, nonostante tutto, di gioia e amore. Cosa vedono oggi i nostri occhi? Quale presenza? Siamo capaci come i pastori di andare oltre l’apparenza e riconoscere l’opera di Dio nel mondo?
Noi stessi siamo chiamati a diventare a nostra volta un segno. Solo quello che i nostri occhi vedono è ciò che la nostra vita può concretamente annunciare. Guardare la realtà con gli occhi dello Spirito, significa avere una vita ricca di Spirito e perciò feconda.
Se decidiamo di fare Natale anche quest’anno, è perché crediamo che Lui sia nato e sia presente. Allora tocca a noi diventare il segno della grande gioia che da questo fatto deriva, la gioia dell’Emmanuele – Dio con noi – e diventarne testimoni “a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra” (Atti 1: 8).
+ Pierbattista